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Notizie dal Comune

I TARTUFAI DELL'ALTO TEVERE PROTAGONISTI CON I LORO CANI AL PARCO ALEXANDER LANGER - OLTRE SESSANTA CAVATORI PRESENTI PER LA GARA DI RICERCA - FRA LORO C'E' ALICE CECCHINI UNA RAGAZZINA DI 12 ANNI
tartufo bartolini
04.11.2018 -

 

La città del tartufo. Duemila tartufai su 40mila abitanti, oltre tremila cani di razza dal fiuto impareggiabile, aziende leader nella lavorazione e trasformazione del prelibato prodotto, un indotto occupazionale ed economico in continua crescita. Numeri e tendenze che fanno di Città di Castello la vera e propria capitale del tartufo bianco e non solo: anche del “bianchetto”, dello “scorzone” e del nero, varietà presenti tutto l’anno. Ovviamente i protagonisti assoluti della 39esima edizione della Mostra Nazionale del Tartufo Bianco in corso di svolgimento nel centro storico della città (si chiude oggi la manifestazione) sono in primo luogo i “cavatori” e i loro cani. “I tartufai sono una risorsa fondamentale per la Mostra del Tartufo Bianco e per la promozione della vocazione unica di Città di Castello e dell’Alta Valle del Tevere alla produzione di un frutto del bosco pregiato come la trifola, che è un valore aggiunto per l’immagine del territorio e per la sua economia”. Luigi Bartolini, consigliere comunale delegato alla promozione del tartufo, sottolinea così l’importanza per la manifestazione tifernate dei cercatori di tartufi della vallata, che stamattina sono stati protagonisti della gara per cani da tartufo organizzata al Parco Alexander Langer con la partecipazione di circa 60 appassionati provenienti da tutto il centro-Italia e degli esemplari più abili delle migliori razze: bracchi, bracchi-pointer, laghotti e meticci. A promuovere l’iniziativa, nell’ambito del programma della XXXIX Mostra nazionale del Tartufo bianco di Città di Castello, è stata l’Associazione Tartufai Alto Tevere del presidente Alessandro Ghigi, che era presente insieme al vice presidente Lorenzo Tanzi e al segretario Italo Bianchini in rappresentanza dei circa 600 soci del sodalizio. “La nostra associazione è attiva dal 1986 per la tutela del tartufo e per la salvaguardia della naturale vocazione dell’ambiente alla produzione del tuber magnatum pico, ma anche del corretto addestramento dei cani, con la priorità della garanzia del benessere dell’animale”, hanno spiegato Ghigi, Tanzi e Bianchini, nel sottolineare l’impegno per “la promozione di un’attività corretta e rispettosa delle regole, pur in un contesto di evoluzione istituzionale che ha tolto il punto di riferimento rappresentato storicamente dalla Comunità Montana”. Al parco Langer questa mattina protagonista indiscussa, con vanghino in mano e il cane “Dea” al guinzaglio è stata Alice Cecchini, una ragazzina di 12 anni che ha scovato un tartufo di quasi due etti e si è guadagnata il podio. Da tre anni esce nei boschi del comprensorio con il padre Fabio Cecchini, noto “maestro” della lavorazione del ferro e fratello del titolare dell’azienda Jimmy Tartufi, Giovacchino Cecchini, che a loro volta hanno ereditato dal nonno Gino la passione per la ricerca della trifola e dei tartufi. Una passione che ha “contagiato” l’intera famiglia: anche la moglie Paola Pauselli e mamma di Alice ha deciso di prendere il tesserino che viene rilasciato dalla Comunità Montana ed andare con il marito e la figlia in cerca dei tartufi. L’altra figlia, Francesca di 14 anni ancora ci sta pensando ma c’e’ da credere che seguirà l’esempio di mamma, papà e della sorellina. “Alice preferisce venire con me e con i cani, Dea e Rino, a cercare i tartufi anziché perdere troppo tempo dietro ad internet, videogiochi e telefonini, che per carità, esistono e non vanno certo demonizzati, ma il contatto con la natura, gli animali e la riscoperta delle tradizioni secolari possono far risvegliare nei nostri figli un orgoglio e senso di appartenenza ad una comunità locale e contadina legata al tartufo”, ha precisato il padre Fabio Cecchini, esperto cavatore con il sorriso di soddisfazione stampato sulle labbra. Cani campioni della ricerca. Bracchi, bracchi-pointer, lagotti, meticci, in questo lembo di terra di confine fra Umbria, Marche, Toscana ed Emilia Romagna, nascono, crescono e diventano autentici campioni della ricerca, indispensabili compagni di viaggio (assieme al vanghino utilizzato per scavare) per i circa duemila ‘cavatori’, i tartufai, in possesso del regolare tesserino rilasciato dalla Comunità Montana dopo lezioni, corsi ed esame finale e relativo versamento della quota annuale che supera i cento euro. Città di Castello è di fatto, non solo in questi giorni della mostra, la capitale della “trifola” e dei cani da tartufo che arrivano a sfiorare e superare cifre da capogiro talvolta ben al di sopra di ottomila euro tanto è la loro bravura fra boschi e colline a scovare le ‘pepite d’oro’, il pregiato tartufo bianco di qualità eccelsa che alla borsa attuale dei prezzi al dettaglio fa registrare quotazioni fino a tremila euro per un chilo di ‘bianco’.
 

 


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