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Notizie dal Comune

GIORNATA DELLA MEMORIA - BACCHETTA: "IL SENSO DI QUESTA GIORNATA LEGATO ALLA VITA DELLE COMUNITA' LOCALI "
torre civica
27.01.2017 -

“Col passare degli anni, si scopre sempre più che il senso della Giornata della Memoria è legato indissolubilmente alla vita delle comunità locali oltre che al significato universale della riflessione sull'Olocausto. Ed è normale che sia così, perché le generazioni di oggi ormai non annoverano più che pochi superstiti dei fatti drammatici di tanti decenni fa, mentre tocca alle giovani generazioni e a chi ha compiti educativi nei loro confronti mantenere viva la coscienza del male e il sussulto della ragione contro l'abominio razziale, dovunque esso si ripresenti. Così oggi, a Città di Castello, noi tutti sappiamo di doverci rivolgere alle ragazze e ai ragazzi che si formano e vivono nel nostro territorio sapendo che essi non possono avere più chi in prima persona racconta loro la memoria dell'Olocausto degli Ebrei.” E’ quanto dichiarato dal sindaco, Luciano Bacchetta, in occasione della Giornata della Memoria, celebrata anche a Città di Castello, in particolare con il coinvolgimente delle scuole. “ Quel compito tocca, maggiormente, a noi adulti, che siamo padri e in alcuni casi nonni, persone, cioè, che hanno avuto l'opportunità di conoscere dal vivo racconto dei superstiti della tragedia del genocidio del popolo ebraico gli elementi più crudi, le vicende più strazianti, gli atti di eroismo di cui è piena la storia della seconda guerra mondiale anche a Città di Castello. Un uomo, in particolare, un sacerdote, che tanti di noi adulti hanno potuto conoscere e stimare  può offrirci le parole della memoria di cui tanto abbiamo bisogno per parlare ai nostri giovani. Quel monsignore si chiamava Beniamino Bartolo Schivo, proveniva da Gallio, paese della provincia di Vicenza, dove era nato nel 1910. E' vissuto talmente tanto (ben 102 anni, è mancato nel 2012) da segnare la storia della sua terra natale e la nostra, dove ha lasciato segni indelebili sul piano sacerdotale e su quello civile. Il suo esempio dimostra essenzialmente due cose: la prima, che le comunità locali italiane sanno integrarsi alla perfezione quando c'è da compiere il bene, e solo il bene disinteressato, delle popolazioni, un uomo del Veneto ha saputo portare fra noi la sua cultura e disseminarla fra noi ricevendo da noi le migliori energie in termini di collaborazione a tutti i livelli; la seconda, più direttamente legata alla sua azione nell'estate del 1944, che l'eroismo, il salvataggio di una famiglia ebrea rifugiatasi da noi già qualche anno prima sono atti che si compiono senza pensare un attimo alle conseguenze che possono derivarne, tanto meno ai meriti che poi, come comunque è avvenuto per don Schivo – ha concluso Bacchetta - possono conseguirne, ma semplicemente riscoprendosi, nel momento delle decisioni che non ammettono mezze misure, uomini e donne nella loro interezza di esseri umani liberi, che nessuna tirannia potrà mai far soccombere.”

 


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